Scritti estratti da Magia sull’acqua di R. Pragliola, ed. Hoepli, Milano
Artificiali ideati e costruiti da Fabio Federighi
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Fiume Nera, Umbria, giugno 2014
Vale più una mosca in acqua che tre in mano.
Non esistono limiti alla gamma delle pose e presentazioni dell’artificiale, purtroppo sono scritte sull’acqua, e non è facile vederle se abbiamo occhi e mente occupati a scrutare solo le esilissime differenze di colore fra due mosche piazzate sul morsetto. Se nelle nostre scatole avessimo qualche modello di mosca in meno e nel nostro lancio qualche presentazione in più, trarremmo dalla pesca maggiori risultati.
Una componente trascurata
Il lancio è sempre stato sottovalutato. Forse addirittura trascurato. Fateci caso, guardate come viene insegnato il lancio e come la costruzione delle mosche. Nei riguardi del primo si è spesso approssimativi, mentre nei confronti dell’altra si rasenta la maniacalità. E’ curioso che il sistema sia così perfezionista nei riguardi di mille cose, talora marginali, a volte addirittura futili, mentre nei riguardi del lancio, la sua componente principale, per giunta anche l’unica veramente scientifica, troppo di sovente si rasenti addirittura la sciattezza.
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Il tema
In tempi passati i pescatori erano pochi, i pesci numerosi egli artificiali molto dissimili dal naturale.Lamacroscopica differenza esistente fra artificiale e naturale era perciò la causa prima della sua diffidenza, quella che lo insospettiva di più, la sola o quasi da cui proveniva l’insidia. Di conseguenza era anche quella nei confronti della quale erano maggiormente indirizzate le sue attenzioni.Nel tempo la situazionesi è capovolta, i pescatori sono divenuti moltitudini, i pesci hanno iniziato a scarseggiare e gli artificiali sono divenuti molto più somiglianti agli insetti. Man mano che gli artificiali sono stati perfezionati, che apparivano al pesce sempre più simili al naturale, costui, trovando sempre maggiori difficoltà a scoprire l’inganno nell’artificiale in se, ha imparato a ravvisare l’insidia da altri segnali. Ha individuato quella che oggi può essere considerata la sua falla più evidente: il modo con cui costui gli presenta l’artificiale, un atto da sempre immutato nel tempo. Il pesce ha perciò spostato la sua attenzione soprattutto sul modo con cui la mosca si comporta in acqua, come gli si presenta, su tutto ciò che precede la sua apparizione e tutto quanto gli accade attorno. Elementi che fanno parte dell’universo della presentazione e, dunque, del lancio.
Il ruolo del lancio
Il percorso di una mosca dal momento in cui è stata posata sulla superficie fino a quando giungerà sopra il pesce, può essere diviso in due parti. La prima comprende lo spazio che va da quando essa arriva sull’acqua fino ad un attimo prima di essere vista dal pesce. L’altro da questo istante fin quando il pesce sale per prenderla. La seconda parte di questo percorso, uno spazio di superficie e di tempo limitato, può essere considerato a tutti gli effetti lo “spazio personale“ di una mosca, quello in cui le sue doti catturanti, qualunque esse siano, hanno la possibilità di dimostrare la loro efficacia. Tuttavia la maniera con cui l’artificiale si presenterà nel cono visivo del pesce, è l’ultimo anello di una catena al cui vertice c’è il lancio. Difatti, il modo con cui l’artificiale si presenterà nel cono visivo del pesce dipende dalla maniera con cui la mosca ha percorso la prima parte del suo tragitto. Questa maniera, a sua volta, è conseguente al modo con cui la mosca è stata posata sull’acqua. Quest’ultima qualità, (la posa), infine, deriva da come è stata proiettata la coda. Quindi dal lancio.
Difatti basta (può bastare), un errore di lancio o una valutazione errata delle correnti per posarla male e farla giungere sul pesce in maniera ancora peggiore. Mi pare quindi evidente che le doti catturanti di quell’artificiale al quale abbiamo dedicato tante cure, talora attenzioni persino maniacali, dipendono dal lancio. Possono essere vanificate prima ancora che abbiano avuto la possibilità di entrare in gioco, tant’è che tutto quanto accade all’artificiale prima del suo incontro con il pesce, è in grado di invalidare anche la migliore delle imitazioni.
La realtà uno
Ogni tratto d’acqua è un piccolo mondo a sé unico e irripetibile. Talora può essere diverso perfino da quello subito a lato. E’ un mondo mutante e al tempo stesso omogeneo. Tutte le superfici posseggono una loro specificità, pertanto possono essere piatte, mosse, e via elencando. Ma tutte sono alterate da un numero infinito di moti che, uno dietro l’altro, plasmano la stessa situazione in mille volti diversi. E’ la realtà con cui dobbiamo confrontarci per ottenere la migliore posa e presentazione dell’artificiale.
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La realtà due
E’ giunto il tempo che quel mondo che per vastità e molteplicità di aspetti che lo compongono può essere definito “l’universo della posa e presentazione dell’artificiale”, sia rivisto in una ottica totalmente diversa. Questa è la risposta che una moderna visuale della pesca contrappone all’altra, quella tradizionale, che da tempo immemorabile ha dettato legge, che ha dimostrato i suoi limiti e che non pare disposta a mettersi in discussione. D’altra partenessun problema può essere risolto dalla stessa mentalità che l’ha prodotto.
La realtà tre
Più il pesce è insidiato e più diviene smaliziato.Ma quanto più pesce e pescatore divengono sempre più scaltri, tanto più il loro comportamento è caratterizzato da sottigliezze sia da parte del pescatore per riuscire a catturarlo, sia da partedel pesce per sfuggire all’insidia. Entrambi hanno messo a punto un meccanismo di offesa e difesa efficacissimo. Tuttavia i meccanismi raffinati sono sì efficaci, ma proprio per questo soggetti ad incepparsi per errori sempre più piccoli: minuzie mai prese in considerazione dai pescatori d’altri tempi, forse addirittura inimmaginabili per costoro, ed altrettanto estranee al comportamento dei pesci del passato. Minuzie che fanno parte della posa e presentazione dell’artificiale, dunque del lancio.
L’universo della “presentazione” uno
Le tecniche usuali hanno sempre sostenuto l’importanza della posa e presentazione dell’artificiale. Resta da capire come ottenere queste qualità quando si abbandona l’artificiale a se stesso nell’aria come accade con il lancio parallelo.
Al contrario per la TLT la presentazione è un mondo vasto, complesso, vario e affascinante come quello della costruzione delle mosche. Con un po’ d’enfasi si potrebbe sostenere che esistono più tipi di presentazione che modelli di mosche, così come c’è più differenza fra due presentazioni quasi simili fra loro, piuttosto che fra due artificiali altrettanto somiglianti.
L’universo della “presentazione” due
Correnti e superfici possono sembrare la stessa cosa e invece sono due cose diverse. Saper leggere le correnti e interpretarle in maniera corretta è basilare per individuare il lancio più indicato per combattere il dragaggio. Mentre l’identica lettura e interpretazione delle differenze dei moti superficiali dell’acqua, lo è altrettanto per scegliere la presentazione più appropriata.
L’universo della “presentazione” tre
Sulla cresta dei moti dell’acqua c’è spesso la risposta a molti interrogativi che troppi pescatori ricercano nelle alchimie più misteriose. Qui vi è celata la causa di tante sconfitte apparentemente inspiegabili. Vi è parte di quel mistero che ci arrovella fin dalle nostre prime esperienze:. cercare di capire per quale motivo una trota rifiuta un artificiale per prenderne un secondo quasi eguale al precedente. Un interrogativo che ha spaziato in tante direzioni, ma mai o quasi fra le pieghe delle correnti e delle superfici. Sovente, nella pesca, l’arcano corrisponde alla disconoscenza della più vecchia delle lacune, vecchia come il tempo stesso, correnti e superfici, appunto.
Ne sanno qualcosa coloro che frequentano fiumi con pochi pesci per giunta soggetti ad una forte pressione piscatoria. Pescatori che hanno smesso di accentrare la loro attenzione esclusivamente o quasi sull’imitazione, ben sapendo che non solo tutto ciò che accade nel raggio di un paio di metri attorno alla mosca è spesso più importante della mosca stessa, ma addirittura che ci possono essere più differenze in un metro quadro di superficie che fra artificiale e artificiale. Persone che hanno imparato che la presentazione che sfrutta le “difformità della superficie dell’acqua”, vale quanto e di più della migliore delle imitazioni. Solo chi è abituato a guardare troppo la mosca sul morsetto e troppo poco come questa si muove in acqua e ancor meno l’acqua stessa, le sue difformità superficiali, il modo con cui un pesce sale, rifiuta un artificiale, stenta ad immaginare quante sconfitte abbiano origine da certe osservazioni e dall’ignorarle o disattenderle.
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