TLT – Il Movimento

TLT – Il Movimento

Approfondimento a cura del Dr.FT Emanuele Costamagna

Cenni di Anatomia e Fisiologia

Il Movimento è definibile come quel fenomeno fisico che scaturisce dall’interazione fra circuiti neuronali afferenti ed efferenti che, lavorando in sinergia, consentono al nostro corpo di orientarsi materialmente e interagire con l’ambiente circostante. Obiettivo di fondamentale importanza durante ogni gesto motorio è il mantenimento della “core stability” e da qui la tutela assoluta dell’organo principe del nostro corpo: il Sistema nervoso Centrale.

Per SNC non intendiamo infatti soltanto i due emisferi, custoditi e protetti dalla scatola cranica, ma anche il Midollo Spinale che, contenuto all’interno del canale vertebrale, rappresenta un vero e proprio prolungamento degli emisferi cerebrali e, anche se inferiormente sviluppato, è la sede del programma centrale della locomozione. Il Midollo Spinale è avvolto dalle meningi: dura madre, aracnoide e pia madre, quest’ultima aderisce al midollo e grazie alla sua ricca vascolarizzazione apporta ad esso ossigeno e sostanze nutritizie.

Le tre meningi rivestono le radici dei nervi spinali fino al punto in cui esse emergono dalla colonna vertebrale attraverso i fori intervertebrali svolgendo un ruolo di connessione tra nervi spinali e midollo spinale. Estensioni membranacee di forma triangolare della pia madre sospendono il midollo nel mezzo della sua guaina durale: tali estensioni, chiamate legamenti denticolati sono ispessimenti della pia madre che si proiettano lateralmente fondendosi con l’aracnoide e con la superficie interna della dura madre a livello della regione compresa tra la radice anteriore e quella posteriore di ciascun nervo spinale e su entrambi i lati del midollo. Estendendosi per tutta la lunghezza del midollo spinale, i legamenti denticolati proteggono quest’ultimo da una improvvisa dislocazione laterale che potrebbe portare a uno shock pur consentendo il suo scivolamento durante ogni movimento della colonna (flessione anteriore, estensione, flessioni laterali e rotazioni). Ecco l’importanza della core stability, che attraverso il mantenimento corretto delle interazioni fra le catene muscolari coinvolte nella postura statica e dinamica protegge la colonna vertebrale, che contiene il Midollo Spinale, da sollecitazioni anomale.

Il Sistema Propriocettivo è il canale sensoriale afferente maggiormente influente ai fini della programmazione del gesto motorio. Tramite i suoi riflessi, esercita un continuo controllo sull’attività delle unità motorie (alfa motoneurone + fibre muscolari da esso innervate) con conseguente importantissima influenza sulla postura statica e dinamica.

“L’alterazione funzionale è quindi strettamente connessa con i cambiamenti riflessi dovuti alla stimolazione propriocettiva. Questi cambiamenti costituiscono un’entità che possiamo chiamare patologia funzionale dell’apparato locomotore”. (K. Lewit)

Ogni alterazione funzionale alla periferia provoca una risposta centrale per cui il motor pattern, lo schema cioè attraverso cui il SNC dà attuazione alla motilità, viene stimolato a cambiare in modo da risparmiare la struttura coinvolta. Si può arrivare quindi alla formazione di pattern motori alterati che possono diventare permanenti.

La risposta somatica consiste principalmente nello spasmo muscolare con sviluppo di TPs e “blocchi articolari” ma anche nell’inibizione e, a livello centrale, nella formazione di uno schema motorio alterato.

L’apparato locomotore e la colonna vertebrale agiscono come un’unità funzionale che si adatta allo scopo di compensare il disturbo funzionale in modo da mantenere sempre l’equilibrio (omeostasi)

I meccanismi di compenso posturale e stabilità funzionale svolgono quindi un ruolo fondamentale nel mantenere un corretto controllo delle articolazioni durante lo svolgimento delle attività quotidiane o agonistiche e, dunque, nel prevenire che le tensioni applicate al sistema articolare provochino lesioni o sollecitazioni anomale della colonna vertebrale e, di conseguenza, del Midollo Spinale.

Stabilità: Capacità di un corpo di controllare la posizione di un’articolazione attraverso il movimento così da permettere schemi di movimenti che prevengano eccessivi sforzi sulle strutture articolari.

Secondo il modello di Panjabi la stabilità deriva dall’interazione fra sistema neurale centrale, sistema passivo osteo articolare, sistema attivo mio fasciale.

1° Sistema osteo-artro-legamentoso: strutture passive che controllano il movimento tramite le informazioni afferenti provenienti dai propriocettori capsulo-articolari e legamentosi. (Corpuscoli di Pacini – Corpuscoli di Ruffini).

2° Sistema mio-fasciale (Regolazione Segmentale della motricità)

I muscoli, attraverso l’applicazione delle forze di compressione a livello articolare, sono i motori che trasformano energia chimica in energia meccanica agendo sulla macchina costituita da un sistema di leve ossee. I muscoli regolano la loro attività attraverso l’azione importantissima di recettori intrinseci: i Fusi Neuro Muscolari e gli OTG (Organi Tendinei del Golgi). I primi sono formazioni affusolate e allungate disposte in parallelo rispetto alle fibre del muscolo in cui sono ospitati. Sono formati da una decina di fibre muscolari (fibre intrafusali) inguainate da una sottile capsula connettivale e raggiunte da fibre nervose sia motrici (gamma) sia sensitive. Le fibre intrafusali, che si distinguono da quelle extrafusali, o propriamente dette, sono più piccole di queste ultime e non forniscono alcun contributo al movimento muscolare. In ciascun fuso sono presenti fibre a catena di nuclei (disposte alle estremità delle fibre intrafusali) e a sacco di nuclei (disposte nella regione equatoriale del fuso stesso). Le fibre a sacco di nuclei sono in contatto con le fibre sensitive, presenti anch’esse nella porzione centrale del fuso, e hanno la capacità di attivare queste ultime ogni qualvolta si verifichi una variazione di lunghezza del muscolo. Quando infatti le fibre intrafusali vengono stirate a seguito di un allungamento del muscolo le fibre sensitive contenute nella regione equatoriale vengono attivate dalla contrazione del fuso e aumentano la loro frequenza di scarica. Gli assoni dei motoneuroni gamma regolano invece lo stato di contrazione alle due estremità del fuso dove sono presenti le fibre a catena di nuclei. In altre parole, la contrazione delle regioni polari determina l’allungamento del fuso. La conseguente deformazione della regione equatoriale stimola le terminazioni sensitive ivi presenti, che scaricano al Midollo Spinale generando uno stimolo di risposta eccitatorio sul motoneurone alfa che innerva le fibre extra fusali (fibre muscolari effettive) con conseguente regolazione della contrazione muscolare. Questo fenomeno è chiamato “Riflesso Miotatico” che si oppone a eccessivi stiramenti del muscolo. La principale funzione dei fusi neuromuscolari è dunque il monitoraggio della lunghezza e della velocità di stiramento di un muscolo ed è giusto affermare che il tono muscolare a livello periferico si mantiene attraverso quel servo-meccanismo che è il fuso neuromuscolare. Va inoltre aggiunto che le stesse afferenze che originano il riflesso miotatico hanno un’azione inibitoria, attraverso un neurone internuciale, sui muscoli antagonisti di quello stimolato (innervazione reciproca). Da questo si deduce che traumi, cicatrici, trigger points, stress, possono provocare un’alterazione dell’equilibrio muscolare che inevitabilmente modificherà l’attività del fuso neuro – muscolare che, a sua volta, trasmetterà informazioni (afferenze) diverse inducendo una modificazione del progetto motorio. Un particolare riflesso inibitorio sugli alfa motoneuroni viene svolto dagli OTG, recettori di tensione, inseriti nelle giunzioni muscolo – tendinee e disposti in serie con le fibre muscolari. Le afferenze spinali generate e trasmesse dagli OTG (fibre Ib) prendono contatto con gli alfa motoneuroni del muscolo agonista tramite interneuroni inibitori e con gli alfa motoneuroni del muscolo antagonista con neuroni eccitatori impedendo così un accumulo di eccessiva tensione del muscolo nel quale sono contenuti.

3° Sistema di controllo neurale (Regolazione Sopra Segmentale della motricità)

Coinvolge il S.N.C tramite l’attivazione del tronco encefalico (postura ed equilibrio) delle vie piramidali (corteccia sensi-motoria), delle vie extra – piramidali (nuclei della base) e cerebellari (cervelletto).

Il tronco encefalico regola sia il tono muscolare che l’attività muscolare riflessa e costante che mantiene l’assetto posturale del corpo opponendosi principalmente alla forza di gravità. Il Sistema fondamentale per il mantenimento del tono posturale (statico e dinamico) è il riflesso miotatico monosinaptico evocato dalla gravità tramite i fusi neuromuscolari dei muscoli antigravitari (muscoli masticatori, estensori del collo, flessori degli arti superiori, estensori degli arti inferiori) e dall’interazione delle vie discendenti dal tronco dell’encefalo con le afferenze vestibolari, visive, acustiche e somatoestesiche. L’elaborazione del gesto motorio avviene invece a livello degli emisferi cerebrali grazie all’interazione di vie neuronali della corteccia sensi – motoria, dei nuclei della base e del cervelletto.

I Movimenti Volontari agiscono sul baricentro del corpo modificandone la posizione continuamente. Contemporaneamente al compimento dell’atto motorio si innescano reazioni di “aggiustamento, modulazione e coordinazione” che vengono programmate (assieme al movimento volontario stesso) prima dell’esecuzione effettiva. Le reazioni posturali di correzione (Reazioni Anticipatorie), influenzate da afferenze propriocettive, esterocettive, meccanocettive, labirintiche e visive, si innescano una frazione di secondo prima che inizi il movimento vero e proprio perché la loro funzione è quella di stabilizzare il “core” affinchè il compimento dell’atto motorio non provochi perdite di equilibrio causate da instabilità eccessiva del baricentro con conseguente possibile stress della colonna vertebrale e, di conseguenza, del Midollo Spinale.

La Percezione Propriocettiva Cosciente, che noi tutti possediamo, è una costruzione elaborata dalla corteccia cerebrale sulla base delle informazioni provenienti dai recettori propriocettivi periferici unitamente a quelle provenienti dalla memoria visivo – episodica e dall’esperienza psico – soggettiva.
La sintesi di tutto questo è definibile come “immagine corporea” ovvero la consapevolezza e la visualizzazione spazio – temporale del nostro corpo durante il movimento.

Qual’ è la zona del nostro corpo che agisce da nucleo stabilizzatore garantendo il controllo delle posizioni statiche e dinamiche?

Tutti i movimenti del corpo implicano la partecipazione della colonna vertebrale, che può essere diretta, come per esempio nel piegarsi in avanti, nel ruotare il tronco, nel girare la testa, o indiretta con funzione di supporto e stabilizzazione durante i movimenti degli arti.

La zona centrale del complesso coxo-lombo-pelvico rappresenta il nodo attraverso il quale si trasmettono il peso della testa, del tronco, e degli arti superiori agli arti inferiori e dove allo stesso tempo si possono controbilanciare le forze incontrate durante il movimento degli arti superiori ed inferiori.

Nucleo (o “Core”): zona centrale del complesso coxo-lombo- pelvico che rappresenta un punto di reazione stabile per il resto del corpo. Il baricentro è situato in un punto posto appena anteriormente al promontorio del sacro

Il risultato funzionale di una efficace “Core Stability” è la capacità di operare un adeguato controllo motorio e quindi di mantenere una postura corretta particolarmente della zona lombare e pelvica.

Da questa premessa è chiaro come l’attività muscolare influenzi in modo dominante l’elaborazione di uno schema motorio e il riadattamento di quest’ultimo ai cambiamenti che scaturiscono da informazioni propriocettive alterate.

Correlazioni fra TLT, propriocezione e progetto motorio

Detto questo appare ancor più chiaro che nella TLT, una tecnica che sollecita sia il sistema canna che il sistema uomo al massimo delle loro potenzialità, le afferenze propriocettive periferiche rivestono un’importanza ancora più determinante ai fini di una corretta elaborazione del progetto motorio che avrà come sua espressione finale il lancio. Analizzando infatti la postura del lancio base possiamo notare come questa sia comune in molte altre discipline sportive che hanno come risultato finale la produzione di un gesto atletico che racchiude velocità esplosiva e precisione (es:pugilato, scherma, lancio del giavellotto o del disco, tennis). Passando poi alla valutazione del movimento di 180° senza stop è possibile notare come già nell’impugnatura avvolgente vi sia una stimolazione estero – propriocettiva estremamente precisa grazie alle afferenze provenienti dai Corpuscoli di Meissner (recettori cutanei di grande precisione che registrano ogni minima deformazione del polpastrello da stimoli oscillatori) e dai Corpuscoli di Merkel ( recettori molto sensibili stimolati dall’attività pressoria perpendicolare) presenti nella pelle. Nel lancio all’indietro la spalla viene sottoposta inizialmente ad una rotazione esterna rilevante, abbinata alla flessione del gomito e del polso, con conseguente sollecitazione dei recettori capsulo legamentosi di queste tre articolazioni . Successivamente, durante la fase di ammortizzamento, la spalla andrà incontro ad una retro posizione (estensione) abbinata sempre ad una rotazione esterna ed estensione del gomito con conseguente stretch dei muscoli anteriori dell’articolazione stessa (incameramento di energia potenziale). Nel lancio in avanti circa all’altezza della spalla ruotiamo il polso per posizionare la canna su una linea retta affinchè possa sfruttare tutta l’energia potenziale immagazzinata nel lancio indietro per trasformarla in energia cinetica esplosiva limitando gli attriti derivanti da moti rotatori. Durante tutta l’accelerazione e soprattutto nel momento spinta (l’origine della esplosività del lancio), utilizziamo muscoli che nel lancio tradizionale non vengono attivati. Contemporaneamente a tutto questo il tronco viene sollecitato con torsioni e oscillazioni continue che coinvolgono prevalentemente la cerniera Lombo – Sacrale e gli arti inferiori. Non dimentichiamo l’importanza dello shoot, altra fase cruciale di questa disciplina, che, eseguito con la mano “che pesca”, necessita di grande sensibilità di gestione da parte del pescatore. La peculiarità della Tecnica di Lancio Totale che però sottopone maggiormente il Sistema Tonico Posturale a sollecitazioni inimmaginabili nella tecnica tradizionale è racchiusa nelle sue traiettorie. Il lancio angolato, lancio base di questa disciplina, ne è la dimostrazione vivente. Effettuare una traiettoria angolata ad alta velocità necessita infatti, oltre che un’elaborazione estremamente precisa del gesto motorio, lo sviluppo di una notevole sensibilità, gestita dal Sistema Tonico Posturale, che si materializzerà sia nel controllo del grado di angolazione del lancio rispetto al piano dell’acqua, sia nella gestione dello shoot in relazione al tipo di presentazione che intendiamo fare. La sensibilità sopracitata sarà determinante anche nell’esecuzione dei lanci curvi, ondulati e ruotati.

Appare evidente quindi come questa tecnica sfrutti al massimo le potenzialità sia dell’attrezzatura sia del lanciatore. Velocità e precisione sono due concetti apparentemente in contrapposizione ma in realtà non è così. Un gesto motorio eseguito lentamente da un lato predispone il sistema a continui aggiustamenti e correzioni al fine di garantire una maggior precisione nel suo compimento finale, con apparente vantaggio, dall’altro lo espone ad una maggiore influenza dei fattori ambientali, dell’emotività, delle afferenze visive che possono alterare notevolmente il risultato finale. Quando un gesto motorio è stato appreso dalle strutture corticali superiori (Motor Learning) la sua esecuzione in velocità ne esalta bellezza e potenzialità. E’ scientificamente dimostrato che se devo proiettare una massa nell’aria verso un obiettivo tanto maggiore è la massa tanto minore sarà la velocità con la quale questa si sposterà verso quell’obbiettivo, e ancora: tanto minore sarà la velocità, anche a parità di massa, e tanto maggiore sarà la possibilità che fattori estrinseci influenzino il suo moto (gravità, vento, umidità, pioggia) e, quindi, tanto minore sarà la precisione nel risultato finale che vedrà il Sistema Corticale Superiore impegnato nella elaborazione di continui aggiustamenti per garantire il compimento corretto dello schema che ha elaborato.

L’apprendimento del gesto motorio (Motor Learning) non può prescindere dal controllo motorio (Motor Control), due sistemi complementari estremamente sollecitati nella TLT che la rendono una disciplina unica e soggetta a continue evoluzioni. Stimolare questi due circuiti in modo appropriato e con costanza tramite un allenamento specifico individuale o, ancora meglio, di gruppo fa sì che la complessità di questo programma motorio venga progressivamente assorbito e metabolizzato a livello Corticale. Roberto Pragliola parlando di “memoria muscolare” si riferisce a quello che, in ambito riabilitativo, è uno step fondamentale nella rieducazione all’apprendimento motorio: l’influenza della Sensibilità Propriocettiva Mio – fasciale nella programmazione motoria.

Possiamo quindi concludere che da un punto di vista puramente neuro – fisiologico i muscoli non hanno memoria (intesa come capacità di recupero, elaborazione e confronto) ma, influenzando enormemente la progettazione dello schema motorio tramite i loro propriocettori, hanno in realtà molto di più.

Applicazioni Pratiche

  • Valutazione funzionale delle 4 cerniere della colonna vertebrale
  • Valutazione funzionale della mobilità vertebrale (Tests Specifici) e delle tensioni mio – fasciali
  • Esercizi specifici di stimolazione del Sistema Tonico – Posturale
  • Esercizi di rinforzo dei muscoli della cuffia dei rotatori
  • Stretching e preparazione muscolare pre e post allenamento

Bibliografia:

E.R.Kandel; J.H.Schwartz “Principi di Neuroscienze”

Bergamini; Bergamasco; Mutani “ Manuale di Neurologia Clinica”

K.Lewitt “Terapia Manipolativa dell’Apparato Locomotore”

R.Maigne “Dolori di Origine Vertebrale – comprendere, diagnosticare e trattare”

Kesson; Atkins “Medicina Ortopedica – in continuità con gli insegnamenti di James Cyriax”