Il DAGO e la storia di un uomo che sogna di salvare il salmone atlantico.
DAGO è un termine con il quale negli anni ’20 gli Americani chiamavano gli Italiani. L’accezione non era troppo affettuosa, va detto. Ma va anche detto che in quegli anni densi di proibizionismo, gangster famosi e quanto altro ampiamente raccontato da tanti film sugli italoamericani, abbiamo portato oltremare buone cose e cose cattive. È grazie ai nostri avi DAGO che ancora oggi veniamo identificati come Mafia, Pizza e Mandolino. Ma ciò nonostante aleggia attorno a cotanta generalizzazione un non-so-che di misterioso, attraente, calamitante. A chi non muove qualcosa l’idea dell’emigrante – valigia di cartone – che viaggia ben vestito in doppiopetto di flanella e calzoni larghi di fustagno, su navi lente e polverose? A chi non piace pensare che abbia effettivamente fatto fortuna?
Oggi DAGO è curiosamente una parola che individua il Salmone, in generale. Il salmone selvaggio e tutto il suo viaggio. Altrettanto misterioso, lento e inesorabile. Tutti sanno dove nasce, in quale periodo dell’anno e come – il come è bellissimo – viene al mondo, ma effettivamente nessuno sa per certo come si comporta un salmone nei suoi anni erranti in acqua salata. Un emigrante affascinante che nasce nel suo fiume, trascorre un tempo (quasi) indeterminato in mare a cercare fortuna, diventare forte, e al suo fiume torna in senilità a chiudere il cerchio in patria di un’esistenza alquanto avventuriera. E dopo anni ritrova, questo è certo, lo stesso passaggio di acqua dolce che sfocia nel grande mare e risale, risale, fino a nota destinazione. Patriarca o matriarca che sia, capostipite, capofamiglia. L’analogia è pronta e ben servita.
Di seguito pubblichiamo una DAGOstoria, quella di Orri Vigfusson, un islandese che sogna di salvare i salmoni dell’atlantico.
Vanni Marchioni
La leggenda del santo produttore che sognava di salvare i salmoni
Articolo pubblicato su Repubblica R2 La Storia il 30 luglio 2013