Contro corrente
Il nesso è benservito, peschiamo contro corrente noi di TLT Academy.
Per una serie di valide – a nostro avviso naturalmente – motivazioni che abbracciano una lunga lista di necessità tecniche e di velleità etiche che desideriamo rispettare e far rispettare in ogni loro possibile accezione. Peschiamo contro corrente e ci troviamo non di rado anche a pensare contro corrente. I paradisi del pronto-pesca ci emozionano ben poco. Le trote grasse e poco muscolose, se possibile, ancora meno. Le pinne mangiate e tutto il resto, che tristezza. Ma non rassegnazione, ecco il perché di questo articolo.
Esiste un mondo migliore? Crediamo di sì.
Forse non è a portata di mano, però. Ecco il trabocchetto, ecco dove inciampano in tanti. E dove purtroppo si fermano. Non parliamo necessariamente di mete lontane, lo fanno già in molti. Lo fanno già in troppi. Parliamo di torrenti nascosti dalla vegetazione ripariale, da qualche parte sull’Appennino piuttosto che sui Monti Sibillini, la Sila, il Gran Sasso o tutto l’arco Alpino. Ma occorre aver voglia di scoprire nuovi orizzonti, di percorrere strade in salita. Di lasciare la macchina lontano e di attraversare boschi o radure, scavallare pendii, tornare con il buio e via dicendo per insidiare magari piccole trote, ma – eccoci al punto – autoctone e selvagge. Pesci che fuggono al solo pensiero di dover aver a che fare con una presenza estranea al fiume che li accoglie. Pesci scattanti, metalli preziosi, difficili da prendere o anche solo da individuare. Certo che, per ovviare a tali presupposti, ci vuole una gran fermezza. Bisogna essere convinti e anche un po’ testardi. È necessaria una buona dose di ambizione e tanto spirito di sacrificio. E poi verranno – ma solo in un secondo momento – la conoscenza, la tecnica, la padronanza, l’equilibrio, l’armonia e la bellezza.
Ne vale la pena?
A ben vedere, l’esito della domanda – per quanto provocatoria possa suonare – lascia aperte diverse porte e altrettante risposte da dare. Dipende, ovviamente. Dipende da quel che si vuole. Un trofeo da portare a casa? Un’onorificenza da appendere alla parete del salotto? Una storia da raccontare davanti al camino? Una stelletta di gratificazione? Un’altra mostrina? Un sogno di libertà? Un’illusione di libertà? Mezza giornata di libertà? Oppure un’emozione? Una sfida con se stessi, prima ancora che con i pesci? Vanno bene tutte le risposte, probabilmente. Propendiamo in Accademia per le ultime due soluzioni, si capisce, ma potenzialmente possono andare bene tutte quante. Basta che provengano dal profondo e che non siano dettate dal conformismo e dall’utilità. O peggio ancora, dalla passività diffusa che porta molti pescatori a navigare a vista e a scegliere la via più breve.
Noi dell’Accademia pensiamo contro corrente e crediamo in un mondo migliore.
Vanni Marchioni